CO.FI.PLAST
Intervista a Emilio BROCCO: LA CO.FI.PLAST SRL
Come è nata l’esigenza di creare un’azienda che producesse filo diamantato?
L’idea di plastificare il filo diamantato mi ha portato verso una scelta: aprire una azienda che fosse in grado di realizzare questo prodotto, perciò nei primi anni ‘80 nasce la CO.FI.PLAST.
Inizialmente i fili che usavamo erano fili per il marmo, con molle e senza plastica; l’idea della plastificazione ha portato alla realizzazione di fili prima plastificati, poi gommati, per il taglio in cava. Il passaggio dalla prima alla seconda soluzione ha consentito di aumentare la durata dell’utensile, di migliorare la resistenza al calore e di produrre utensili più flessibili nell’utilizzo. Il filo plastificato ha poi seguito la sua strada per il taglio in segheria.
Quali sono state le difficoltà iniziali nella produzione di filo diamantato?
Il processo di plastificazione era la maggiore innovazione, perciò è stato quello che ha dato i più grossi problemi iniziali. Le prime presse di plastificazioni erano orizzontali, pertanto garantire la qualità del filo era molto difficile. L’esperienza ci ha reso più autonomi e abbiamo avuto la competenza e capacità di staccarci dalle soluzioni commerciali e di progettare e sviluppare internamente presse verticali per la plastificazione del filo, ottenendo un prodotto di alta qualità.
Anche la scelta del materiale con cui plastificare il filo ha subito un processo di crescita. Grazie allo sviluppo di soluzioni e polimeri sempre diversi siamo arrivati alla configurazione in cui la plastificazione è ottenuta grazie ad una miscela poliuretanica.
Con il filo diamantato è possibile tagliare solo materiali lapidei?
No, il filo diamantato ha subito notevoli evoluzioni e rivoluzioni durante gli anni e ha consentito di trattare materiali anche molto diversi tra loro. La tecnologia a filo diamantato si adatta al settore delle demolizioni controllate, in quanto consente di rimuovere e smantellare importanti componenti senza perturbare l’ambiente circostante. Siamo stati coinvolti in operazioni anche ad alto livello in passato. Negli anni ’80 ad Osaka (Giappone) abbiamo tagliato alcuni pilastri portanti di un grattacielo, per consentire la costruzione ed il passaggio di un metrò. Qualche anno dopo siamo stati selezionati per smontare un serbatoio dell’acqua ad Ancona (Italia). Il serbatoio (diametro 25-30 m, altezza 200 m) sorgeva nei pressi di una grossa manifattura di tabacchi, che non poteva fermare la produzione. Sono stati necessari calcoli strutturali, progettuali ed analisi, per decidere come sezionare il serbatoio. La demolizione è stata realizzata mentre la fabbrica portava avanti la sua produzione.